Lucidare l’argenteria serve davvero?
C’è un tempo per progredire e uno per gioire, ma mai uno che abbia pretesa di perfezione.
Spesso ho la fortuna di lavorare con le potenzialità e i talenti delle persone e quello provo a trasmettere è la capacità di osservare i propri miglioramenti, invece di focalizzarsi solo sul risultato finale.
Questo perché credo nella formazione oltre gli standard didattici e formali ma come costruzione del sé, come continuo processo.
Le donne, in particolare, hanno ambizioni di perfezione fisica ed emotiva, pratica e intellettuale e questo porta a pronunciare la fatidica frase “Sono una perfezionista”, che equivale e inseguire modelli inarrivabili e inesistenti e al tempo stesso rinunciare alla concretezza del fare, rinunciando a progredire
Il perfezionismo ci impedisce, ci paralizza.
In una delle scorse settimane l’oroscopo del segno del Capricorno di Rob Brezny – l’unico che leggo con devozione e ironia – diceva:
“I perfezionisti cercano ossessivamente di curare ogni dettaglio, lucidandolo così compulsivamente da rischiare di far perdere l’anima al prodotto finale. Io vorrei invece che t’identificassi con una categoria diversa di esseri umani: gli imperfezionisti. Capiscono che insistere sulla purezza assoluta può rendere le cose sterili e brutte. Coltivano l’eccellenza ma al tempo stesso sono consapevoli che le irregolarità e le eccentricità possono infondere bellezza al loro lavoro. Spero che nelle prossime settimane ti comporterai come un imperfezionista, Capricorno.”
Ecco, sta tutto qui. Nel voler lucidare compulsivamente quel che siamo e quel che facciamo, perdendone di vista l’essenza.
E anche mentre scrivo questi primi articoli del blog ci ho pensato tante volte al mio senso di perfezione, a quante volte ho fatto canc, ho chiuso il file e ho continuato a cercare, studiare, leggere e scrivere e riscrivere.
Ecco, stavo lucidando l’argenteria.
Poi mi sono ricordata che in Google X si chiederebbero “ci stiamo davvero impegnando a capire se c’è un motivo per quello che stiamo facendo?”
Ecco allora spostiamo l’attenzione dal risultato e proviamo a concentrarci sulla ragione profonda del fare quel che facciamo, sul senso e sullo scopo.
Fare formazione e consulenza significa questo per me: spostare il focus, guardare le cose da un’altra prospettiva e imparare – insieme – a concentrarci sempre sul valore e sempre meno sul mero risultato.
A volte abbiamo solo bisogno di qualcuno che ci aiuti a vedere quanto il percorso che stiamo facendo ci stia facendo progredire e quanto questo sia meraviglioso!