Lo conosciamo come empowerment, in italiano si chiama potenziamento. Ha a che fare con l’uguaglianza di genere ma spesso ce ne dimentichiamo.
Sabato mattina ho partecipato al webinar “Agenda 2030 e Parità di Genere” e Maura Gancitano di Tlon ci ha guidat* alla scoperta del 5^ Obiettivo
Raggiungere l’uguaglianza di genere ed emancipare tutte le donne e le ragazze
Cosa significa?
Partiamo dal presupposto che se di qualcosa si parla, si sta già costruendo consapevolezza e informazione intorno a quel tema.
Questo è il caso, ad esempio, di Next Generation in cui si è richiesto l’inserimento della parità di genere.
Ovvero:
- aumento della partecipazione al mercato del lavoro e dell’indipendenza economica delle donne
- riduzione del divario in materia di retribuzioni, salari e pensioni, anche per combattere la povertà femminile
- promozione della parità tra uomo e donna nel processo decisionale
Ecco, tutto questo non è scontato, affatto. Facciamo due esempi pratici:
- Pay Gender Gap – Disuguaglianza di genere in busta paga.
Una donna che ricopre lo stesso ruolo di un uomo, guadagna lo stesso stipendio? No. - Accesso paritario – Ottenere in maniera paritaria ruoli professionali.
Un uomo ed una donna che partecipano ad un colloquio di lavoro o una selezione, sono valutati in maniera indiscriminata? No.
Il pregiudizio da smantellare riguarda l’incapacità di una donna di fare una determinata cosa, solo perché donna. Ed è un pregiudizio proprio perché quella donna, spesso, non viene neanche valutata o messa alla prova. Questo significa che l’appartenenza ad un genere – femminile in questo caso – crea un destino.
Vincola, determina, condiziona.
Ed a proposito di condizionamenti, possiamo aggiungere un altro piccolo pezzo. Condizionamenti esterni e condizionamenti interni.
Se quelli esterni sono abbastanza conosciuti, per quanto a volte scarsamente riconoscibili, quelli interni sono dei veri trasformisti. Si mostrano zucchero e sono sale.
Sono tutte quelle frasi fatte con le quali ci auto-definiamo senza che realmente ci appartengano. Questo fa sì che moltissime donne soffrano della sindrome dell’impostore.
La sindrome dell’impostore nelle donne
Il termine è stato coniato nel 1978 dalle psicologhe Pauline Clance e Suzanne Imes per descrivere una condizione psicologica particolarmente diffusa fra le persone di successo, caratterizzata dall’incapacità di interiorizzare i propri successi e dal terrore persistente di essere esposti in quanto “impostori”. Il fenomeno colpisce particolarmente le donne e le due psicologhe, durante la ricerca hanno evidenziato come:
“Women who experience the impostor phenomenon maintain a strong belief that they are not intelligent; in fact they are convinced that “they have fooled anyone who thinks otherwise.”
E inoltre, “Women who exhibit the impostor phenomenon do not fall into any one diagnostic category. The clinical symptoms most frequently reported are generalized anxiety, lack of self-confidence, depression, and frustration related to inability to meet self-imposed standards of achievement.”
E se questi sono i sintomi – ansia, mancanza di autostima, frustrazione – su questi si può lavorare attraverso il potenziamento di competenze; costruendone alcune, rafforzandone altre.
Le donne raramente accedono a percorsi formativi legati alle competenze imprenditoriali, più difficilmente infrangono i “soffitti di cristallo”, talvolta sono demansionate.
Questo genera difficoltà e scarsa propensione ad esprimere i propri talenti e la propria creatività.
Potenziamento delle competenze, quindi, significa scoprire come utilizzare al meglio le proprie capacità, risorse, potenzialità. Significa raggiungere i successi che desideriamo grazie a competenze innovative, generative.
Questo ci rende consapevoli dei nostri talenti e dei mezzi di cui disponiamo. Consideriamo i nostri talenti semi da far fiorire e alleniamoci a curarli, innaffiarli, gioire dei loro germogli e godere dei loro frutti.
E se vogliamo prenderla con filosofia,
“Donne non si nasce, si diventa”
scriveva Simone De Beauvoir nel lontano ma attualissimo 1946.
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